Esposito (Pd), l’alfiere della linea: non si torna indietro
ROMA
SENATORE Stefano Esposito (Pd), alfiere, della Tav Torino-Lione. E la vittoria dei No Tav? E lei si sente tradito dal suo governo?
«Nient’affatto. Quello che si sta facendo è frutto del lavoro anche mio. Stiamo parlando della tratta italiana che dall’uscita del tunnel di base arriverà alle porte di Torino. Solo un ignorante come Di
Maio può dire che ‘si torna indietro quando il tunnel internazionale, di 57 km, sta andando avanti e non è oggetto di questa discussione.»
Eppure i grillini e i No Tav esultano…
«Il loro metodo è esultare quando perdono, ma questa è la definitiva sconfitta del fronte No Tav».
E quale sarebbe la vittoria dei Si Tav?
«Le carte bisogna conoscerle e saperle leggere. Nel 2011, quando al governo c’era Berlusconi e sindaco di Torino era Chiamparino, venne deciso di fare una valutazione sulla tratta italiana e nacque il lavoro dell’Osservatorio sulla Tav per verificare, come ridurre impatto e costi dell’opera. 11 Parlamento votò a favore nel 2014, in sede di ratifica del primo accordo Italo-francese. Forse Di Maio, che era appena arrivato, si era distratto. Ora l’Osservatorio ha finito il suo lavoro. Il risultato è che la Tav, per il 2030, entrerà in funzione: un tunnel di 57,1 km, il più lungo al mondo».
Il sindaco di Torino, Appendino, può boicottare la Tav?
«L’unica cosa che può fare è uscire dall’Osservatorio, per accontentare i suoi sponsor No Tav. Vedremo».
Si sente supportato da Renzi?
«Mi sono sentito isolato fino al governo Letta. Da lì in poi, la Tav è diventata una priorità nazionale. Con Renzi, dopo un confronto anche acceso, abbiamo lavorato in piena sintonia. Ha firmato con Hollande l’accordo di Venezia: un processo irreversibile».
Mettiamo che MSS vince le elezioni politiche e rinuncia alla Tav. Che fare?
«Si troverebbe davanti una montagna di penali da pagare: finirà come con l’inceneritore di Parma».
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