Una galleria “dimenticata” nel Passante l’asso che ha dato la svolta al progetto

C’È una galleria in più nel passante ferroviario di Torino. Una «scatola» come la chiamano i tecnici di Rfi che era stata realizzata per ragioni di servizio e poi interrotta a pochi metri dalla sua conclusione quando, improvvisamente, i politici torinesi, alla fine degli anni Novanta, avevano cominciato ad accarezzare l’idea della soppressione di Porta Nuova e dell’interramento dei binari. «Ora la scatola può diventare molto utile», spiega Paolo Foietta, commissario di governo e presidente dell’Osservatorio. Perché è proprio quella galleria in più che consentirà a un numero crescente di treni merci di utilizzare il passante ferroviario per i prossimi vent’anni, in attesa che si realizzi la gronda a nord della città, tra il centro intermodale di Orbassano e la linea per Milano. «Completando la galleria spiega Foietta – potremo recuperare una coppia di binari per i treni passeggeri liberando tracce sull’attuale passante per i merci ». I tempi di realizzazione? «Non lunghi, tre o quattro anni».
La galleria incompleta è lunga 4 chilometri e corre a lato dell’attuale passante. Era stata realizzata per esigenze di servizio ai tempi della copertura della trincea ferroviaria e successivamente interrotta. Alla sua conclusione mancano poche centinaia di metri. La galleria sbuca all’altezza di corso Turati, poco prima del cavalcavia di corso Sommellier. Il ponte stradale ha una campata disponibile per far passare la nuova coppia di binari. Attualmente lo spazio è occupato da magazzini che possono essere spostati. Il costo dell’intervento è intorno ai 60 milioni di euro. La coppia aggiuntiva di binari servirà anche a rendere più veloce il traffico nel passante. I treni che devono raggiungere Porta Susa da Porta Nuova e viceversa, ormai i due terzi del traffico sullo scalo di Torino, potranno farlo senza dover attendere precedenze e occupare tracce destinate a sud e a ovest. Questo dovrebbe consentire di ridurre da dieci a cinque minuti i tempi di percorrenza della tratta cittadina.
Non tutto il traffico merci potrà comunque passare sotto la città transistando attraverso la stazione di Porta Susa. I carichi pericolosi diretti a Milano dovranno essere deviati sulla linea per Trofarello e Alessandria in attesa della nuova gronda. «In questo modo si attirerà anche ad Orbassano una parte del traffico della linea Genova-Rotterdam quando sarà completato il terzo valico», spiega il commissario dell’Osservatorio. Oggi Orbassano movimenta oltre 12 mila treni all’anno ed è il terzo scalo ferroviario italiano dopo quelli di Milano Ghisolfa e Novara Boschetto.
Nel disegno della nuova tratta nazionale della Torino-Lione, già decisa tre anni fa e ora completata nei particolari, è anche previsto l’ammodernamento del tratto tra lo scalo di Orbassano e la stazione di San Paolo attraverso la trincea che attaversa Grugliasco, scorre dietro il centro commerciale delle Gru e si ricongiunge alla linea storica che arriva dalla Francia all’altezza di corso Tirreno. In futuro sarà proprio dal centro commerciale che si collegherà invece la nuova gronda merci destinata a seguire l’asse di corso Marche fino a Venaria.
Tutta la sistemazione della tratta nazionale, utilizzando le linee esistenti e la nuova galleria sotto la collina di Avigliana, sarà pronta entro il 2030 quando entrerà in esercizio il nuovo tunnel di base. A quella data, con le opere definite il 20 giugno scorso, la nuova linea avrà una capacità di 190 treni al giorno con la possibilità di trasportare fino a 25 milioni di tonnellate di merci all’anno e 3 milioni di passeggeri. I tempi di percorrenza con Lione si ridurranno per i treni passeggeri dalle 3 ore e 43 minuti di oggi a 1 ora e 56 minuti, riducendo la percorrenza fino a Parigi dalle attuali 5 ore e 5 minuti a 3 ore e 26 minuti. «Il lavoro concluso in questi giorni dall’Osservatorio dura da anni ed è in linea con il programma europeo », scrive in una nota Telt, la società che gestirà la realizzazione del tunnel di base. «La Torino- Lione – aggiunge Telt – non è più un progetto ma un’opera in corso».
Paolo Griseri @LaRepubblica

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