Delrio: “Io sono un ambientalista e così si riduce l’impatto dell’opera”
«Io sono un po’ ambientalista e anche un po’ radicale…». Prima di mettere i «puntini sulle i», si fa una sonora risata Graziano Delrio al solo sentire la lettura che viene fatta del suo annuncio di una revisione del progetto della linea della Tav, che suona come una mossa a sorpresa. Ride di gusto perché di questa cosa si parla «non da oggi ma da più di un anno, insomma da prima che fosse eletta la sindaca Chiara Appendino, per la quale nutro profondo rispetto, sia ben chiaro».
Insomma, non è che state lisciando il pelo alle istanze grilline sulla Tav?
«Macché! Stiamo facendo project review da quando siamo arrivati. Per realizzare progetti adeguati a opere utili, con costi certi e tempi certi, un lavoro tutto documentato e molto complesso».
Allora ci racconta tutta la storia? Da dove parte l’annuncio di oggi?
«La storia è che c’è un gruppo di lavoro previsto da una legge del 2012, che doveva studiare le tratte di adduzione, perché il tunnel della Tav il suo progetto ce l’ha e il problema era stabilire come ci si arriva, da una parte e dall’altra. Ebbene, questo lavoro era partito nel 2014 con l’Osservatorio, che sta svolgendo un approfondimento da circa un anno, ben prima che Chiara Appendino vincesse le elezioni. Ricordo quando sono andato a incontrare i sindaci No Tav della Val di Susa: ho detto loro che avremmo fatto le cose possibili con le linee esistenti. E li avevo pure invitati a entrate nell’Osservatorio».
Quindi tutto ciò è il compimento di un lungo percorso?
«Certo, è un anno che ci lavoriamo. E quindi, come abbiamo fatto sulla Salerno-Reggio Calabria o sulla Venezia-Trieste anche qui vogliamo usare questo approccio. Perché la nostra filosofia è realizzare opere utili e non grandi. Con questa impostazione possiamo dire che non c’è bisogno di fare 84 chilometri di tratte in una nuova sede, ma che si possono riutilizzare oltre 43 chilometri di infrastrutture esistenti. Noi cerchiamo di evitare di impattare sulla Val di Susa il meno possibile. Per questo faremo solo 14 chilometri di galleria tra Buttigliera e Orbassano e quindi i costi per il progetto delle tratte di adduzione potrebbero ridursi da 4,3 a 1,7 miliardi di euro. Mica poco».
E di chi è il merito politico di questo risultato?
«Insomma, non è che il mondo lo ha scoperto il nuovo sindaco, questa è una roba che parte da lontano, per cui è stato fatto un lavoro collegiale dall’Osservatorio. Per me è molto importante e se possiamo evitare di fare 84 chilometri di nuova linea e farne meno di una trentina, vuol dire ridurre di tantissimo l’impatto dell’opera. Dobbiamo ringraziare chi ci ha lavorato e non abbiamo bisogno della benevolenza di nessuno».
Quindi la nuova amministrazione non c’entra nulla?
«No, non c’entra proprio nulla la nuova amministrazione di Torino, semmai la vecchia. Questa è una filosofia coerente con il nostro approccio: c’è un enorme numero di opere che stiamo revisionando con questa caratteristiche. È quella che riteniamo essere buona amministrazione: opere utili, costi giusti e tempi certi».
Carlo Bettini @ LaStampa