Un Dossier del Partito Democratico svela i legami fra i 5 Esperti dell’Analisi Costi Benefici “truffa” sulla TAV Torino-Lione nominati da Toninelli : “Sono tutti Notav e pro trasporto su TIR legati fra loro e alla società TRT di Marco Ponti e in odore di conflitto di interessi”

Dopo le anticipazioni di Repubblica di domenica 16 dicembre è stato reso pubblico oggi a Roma da un  gruppo di parlamentari del Partito Democratico, guidati dal torinese Davide Gariglio – membro della Commissione Trasporti della Camera – il corposo dossier sui componenti la commissione di “esperti” inseriti da Toninelli nella struttura di Missione del MIT, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, con l’incarico di redigere l’analisi costi benefici sulle gradi opere, e in particolare sulla “TAV” ovvero la Nuova Linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione.

Il dossier (http://www.davidegariglio.it/wp-content/uploads/2018/12/DOSSIER_ESPERTI_ACB_DEF_17.12.2018.pdf

intitolato :

PREGIUDIZI, PARZIALITA’  E CONFLITTO DI INTERESSI :  CHI SONO GLI ESPERTI NOMINATI DA TONINELLI PER SVOLGERE L’ANALISI COSTI BENEFICI DELLA TAV 

analizza in dettaglio le relazioni all’interno del gruppo nominato da Toninelli e così composto:

        Professore Marco Guido Ponti
         Professore Paolo Beria
         Architetto Riccardo Parolin
         “Professore” [1] Francesco Ramella Pezza
         Ingegnere Alfredo Drufuca
         Professore Pierluigi Coppola

Fra questi 6 il solo professor Coppola era già presente nella precedente struttura di missione e non appartiene al Gruppo Ponti . Tanto che il Professor Coppola non ha sottoscritto la ACB sul Terzo Valico resa nota di recente dal MIT.

Marco Ponti invece da sempre icona Notav è l’economista di riferimento della Commissione Tecnica dei comuni Notav, personaggio da sempre schierato contro la ferrovia Torino-Lione.

Una partita truccata e dell’esito scontato – come ben illustra il corposo documento – in quanto la analisi  costi-benefici vedrà come estensori Marco Ponti e altri 4 tecnici tutti da sempre esposti e schierati su posizioni Notav e a favore del trasporto autostradale su gomma – e in generale avverso le ferrovie – scelti direttamente da lui all’interno della società TRT Territorio e Trasporti srl che presiede o fra i suoi diretti collaboratori.

Fatto addirittura confermato  da Ponti stesso sempre a Repubblica nell’intervista del 17 settembre (https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2018/12/16/news/marco_ponti_la_tav_non_conviene_e_gli_altri_tecnici_li_ho_scelti_tutti_io_-214430818/ ) in cui dice di “averli scelti personalmente” nel suo entourage pubblico/privato, visto che il Prof. Paolo Beria è il suo erede al laboratorio Traspol del Politecnico di MIlano e con Ponti ha svolto tutta la carriera universitaria sin da studente:

Il ministro Toninelli mi ha detto: “Voglio i migliori tecnici delle analisi costi-benefici. Lei, che ha una vasta esperienza e una riconosciuta professionalità, trovi le persone all’altezza”.

D. Dunque gli altri 4 tecnici li ha scelti lei?

Li ho scelti io. Ho detto: “Ministro, hanno una solida esperienza e con loro mi sento tranquillo di fare un buon lavoro”.

Questi 5 soggetti risultano quindi quelli incaricati, come reiteratamente dichiarato  dal Ministro, di redigere fra l’altro una analisi costi-benefici approfondita indipendente e finalmente obiettiva sul TAV Torino- Lione  che in realtà è una sentenza farlocca già scritta a tavolino prima ancora di insediarsi.

La “Commissione Ponti”: una giuria improponibile scelta da Toninelli per emettere un verdetto farlocco sulla “TAV” Torino-Lione

Una “giuria” la cui obiettività è un ossimoro improponibile, come ampiamente dimostrato dai loro scritti, lavori, libri, partecipazioni ad eventi e per Ponti e Ramella anche per la loro continua presenza come firme del “Fatto Quotidiano”. Giornale dalle cui colonne anche in questi giorni non hanno mancato insieme al direttore Travaglio di esternare giudizi avversanti la Torino-Lione, le ferrovie e completamente a favore del trasporto autostradale.

Basti una citazione per tutte sulle decine riportate dal dossier, presa da un articolo a firma dell’ingegner Francesco Ramella – l’unico torinese e non milanese del gruppo – apparso sul “Fatto” il 22 maggio 2018 col titolo: Tav Torino-Lione, ecco perché lo stop è possibile a far capire il pensiero di questi “asettici e non pregiudiziali” esperti:

 “Del tutto priva di significato appare anche l’affermazione rilasciata al Corriere dal vicepresidente della Regione Auvergne-Rhòne-Alpes, Etienne Blanc, secondo il quale dopo anni di diminuzione del traffico “i Tir ricominciano a ingolfare le montagne. Il tunnel è necessario per questo”. Non è così. Negli ultimi tre anni si è registrata una crescita del numero di veicoli pesanti in transito al traforo stradale del Fréjus che nel 2017 sono risultati pari a 740 mila unità. Tale valore è identico a quello di venti anni fa e pari alla metà dei flussi che lo hanno attraversato, senza alcuna criticità, nei primi anni del secolo quando venne chiuso il tunnel del Monte Bianco e quasi tutti i mezzi pesanti scelsero il percorso lungo la Valsusa. L’attuale capacità disponibile è sovrabbondante e sarà ulteriormente incrementata a breve con l’apertura al traffico della seconda canna del traforo stradale del Fréjus. Anche qualora l’attuale ripresa dovesse proseguire non si verificherebbero criticità per almeno un altro mezzo secolo”. 

Ricordiamo che in attesa della analisi costi-benefici commissionata a Ponti e compagnia Toninelli ha formalmente “invitato” il soggetto binazionale TELT incaricato della realizzazione del Tunnel di Base del Moncenisio “a non lanciare le gare d’appalto previste entro la fine del 2019” con una lettera sottoscritta della Ministra francese Borne. Una azione che pone a rischio il cronoprogramma dei lavori, il finanziamento europeo e il futuro stesso del trattato internazionale che sancisce la realizzazione della tratta internazionale dell’anello mancante  del Corridoio Mediterraneo delle Reti TEN-T e finanziato dal programma CEF – Connecting Europe Facility della UE.

Una giuria simile in un Tribunale sarebbe ricusabile efficacemente anche da un avvocato alle prime armi.

Cosa che da tempo sostiene la redazione di Veritav, che peraltro ha più volte smentito i dati riportati da Ponti e Ramella, i più esposti mediaticamente del gruppo, ideologico, schierato a favore dei TIR e contro le ferrovie in generale, la cui imparzialità è credibile come la presenza di una base UFO sotto il massiccio del Moncenisio-Ambin sotto il quale si deve scavare il tunnel di base.

Ma il dossier insinua un dubbio forse ancora più grave:

“Esiste quindi un “ARCIPELAGO PONTI”, costruito intorno ad una società privata (TRT), che ha avuto, con la complicità di Toninelli il controllo pressoché totale (5 membri su 6) della Struttura Tecnica di Missione del MIT, la sede dove saranno istruite e valutate le politiche infrastrutturali nazionali. Un gruppo di persone, collegato ad una società privata, risulterebbe così in grado di condizionare la politica nazionale dei trasporti. Un “conflitto di interesse” che  deve essere  certamente denunciato ed indagato a fondo”.

[1] In realtà ingegnere con esperienza trascorsa di docenza presso Università e Politecnico di Torino

(vedasi in CV:   http://trasparenza.polimi.it/sites/default/files/ugov_files/250403_cv_Ramella%20Pezza%20Francesco.pdf  )

Lo Schema dell’ “Arcipelago Ponti” secondo il dossier sulla Commissione nominata da Toninelli

Un pensiero riguardo “Un Dossier del Partito Democratico svela i legami fra i 5 Esperti dell’Analisi Costi Benefici “truffa” sulla TAV Torino-Lione nominati da Toninelli : “Sono tutti Notav e pro trasporto su TIR legati fra loro e alla società TRT di Marco Ponti e in odore di conflitto di interessi”

  • Giugno 6, 2019 in 2:31 pm
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    Mi viene in mente il principio d’indeterminazione di Heisenberg, l’impossibilità di arrivare a conoscere qualcosa nel momento che la studio.
    Per la TAV sembrerebbe che in funzione di chi sta al governo si abbia un risultato diverso.
    Forse sarebbe meglio un sorteggio per costituire la “giuria”. Ma tra chi ? Certo ci deve essere qualche esperto, ma anche una casalinga, un disoccupato o un postino non sarebbe male.
    Magari se all’inzio di questa opera strutturale si fosse cercato un consenso popolare ad ampio spettro le cose sarebbero andate in maniera diversa. Come in un paese civile.

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